lunedì 24 giugno 2013

Filippo Strumia - Pozzanghere (Einaudi)

Siamo atomi migranti,
siamo istanti, frantumati
nelle bocche dei giganti.
Siamo polvere di tempo,
lieve architettura,
nenie brevi e cantilene.
Unghie rudimentali,
vene d'ancestrali corpi,
sconosciuti e ricomposti.
Comprende un solo dito
moltitudini di popoli,
dèi meravigliosi
e provvisori niente.

lunedì 24 dicembre 2012

LA GINESTRA di G. Leopardi letta da Leo De Bernardinis




Qui su l’arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null’altro allegra arbor né fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti...

lunedì 29 ottobre 2012

ESISTENZIALISMO FREAK

Sono una disadattata, un freak.
In fondo in fondo in fondo in fondo alle mie performances, mi sento solo una mente ed un cuore che deambula.

P.S. e non mi concentro mai abbastanza su me stessa

Ecco, la storia della mia vita in 5 righe

lunedì 22 ottobre 2012

Salvatore Quasimodo

S'ODE ANCORA IL MARE

Già da più notti s'ode ancora il mare,
lieve, su e giù, lungo le sabbie lisce.
Eco d'una voce chiusa nella mente
che risale dal tempo; ed anche questo
lamento assiduo di gabbiani: forse
d'uccelli delle torri, che l'aprile
sospinge verso la pianura. Già
m'eri vicina tu con quella voce;
ed io vorrei che pure a te venisse,
ora, di me un'eco di memoria,
come quel buio murmure di mare.



venerdì 3 agosto 2012

Dente "Beato me": un testo poetico dietro timida e buffa cialtroneria






Comprati un mazzo di fiori che poi ti dò i soldi
cerca di farti bella più bella di quello che sei
muoviti fai presto, che ti voglio vedere
non sbagliare via e porta qualcosa da bere
quando sei qui con me questa stanza non ha più pareti
appena te ne vai olocausto di tutti i poeti!

Beato me
un principe che non è né figlio della regina né figlio del re

dai l’acqua alla pianta dei sogni che intanto io accendo il camino
cammina vicino a me, ma non starmi vicino
tutti i difetti che ho sono peggio di quello che pensi
domani mattina avrò pezzi di te in mezzo ai denti
non c’è pericolo
ho una fame senza fine
chissà se non mi hai sentito o non mi hai voluto sentire

Beato me
un principe che non è né figlio della regina né figlio del re


Testo e musica: G. Peveri

domenica 22 luglio 2012

Le viscere di Matteo Garrone: L'Imbalsamatore

Un film che si apre con una soggettiva di "una specie di avvoltoio" non potrebbe portare come sottotitolo "Il meraviglioso mondo di Peppino", ma nessuno si aspetta che le viscere rimosse dal tassidermista siano quelle dello spettatore. La storia racconta la passione totale e imprescindibile di Peppino l'imbalsamatore (Ernesto Mahieux) per Valerio (Valerio Foglia Manzillo), un bellissimo ragazzo che incontra un giorno per caso e che diventerà suo aiutante; colei che porterà complicazioni e tensioni si chiama Deborah (Elisabetta Rocchetti) ed entra in scena come un ciclone a sconvolgere il complesso equilibrio in cui vivevano i due uomini evidentemente diversi fra di loro. Inquadrature molto ampie, panoramiche sconfinate che svelano la bruttezza della periferia e non paesaggi da cartolina, lunghe strade male illuminate e alti edifici tutti uguali sono la cornice entro cui Valerio, l'oggetto del desiderio di Deborah e Peppino, non sceglierà mai con chi stare, facendosi dominare dagli eventi, ma, di fatto, restando sempre indeciso fra una storia lineare e comune con una ragazza incontrata in un'officina e l'inquietante legame con Peppino, seducente e lusinghiero. Lo scontro aperto tra i due pretendenti, entrambi molto agguerriti, avviene su un campo da golf e dà luogo a un dialogo indimenticabile, in cui la passione assume dimensioni epiche portando colui che la sostiene, in piedi poco più alto della donna seduta per terra, a vette inarrivabili. La ferma certezza della volontà, l'indistruttibile ossatura del desiderio, la ferrea univocità del possesso e la straziante consapevolezza messa a tacere della possibilità, affatto remota, di perdere, fanno di Peppino un personaggio tragico disegnato con maestria e misura. Ciò che si delinea fin dall'inizio e che mai viene mostrato nel corso del film, ci viene ricordato dalle viscere, le nostre interiora ci parlano e noi non possiamo fare altro che sottoporle alla visione, ci chiedono di smettere, ma noi non possiamo. Le viscere degli animali da imbalsamare invece, non si vedono mai, solo fili di ferro e strutture fatte a mano in un'operazione di intellettualizzazione e ri-creazione degli esseri viventi (morti che viventi sono stati, a dir la verità), come a farci vedere la struttura del corpo, quella perfetta che tale deve rimanere, non quella reale e soggetta a deterioramento; nell'antico Egitto il primo organo ad essere espiantato ai morti era il cervello, da loro considerato inutile, mentre il cuore restava nel corpo, sede della vita emotiva e intellettuale. Così Garrone mostra quanto poco amorevole sia la volontà di mantenere al di fuori del tempo e nell'impossibilità di interagire gli esseri che diciamo di amare e ci porta alle estreme conseguenze di questa tesi, in un viaggio che inizia all'interno di un grosso toro e termina all'interno di una grossa auto, senza che la tensione cali mai. Dalla soggettiva di un animale che si nutre di cadaveri, all'adesione al modo di vedere di un uomo che vive imbalsamandoli, con momenti di vita "standard" che ci paiono intollerabili, come se creare una famiglia equivalesse a smantellare i propri desideri (rimuovere le interiora) e fermare il corso del tempo facendone l'uso sbagliato; dai palazzi costruiti in serie alla nebbia del nord in un'alternanza continua di fatti occultati e trofei messi in mostra, il regista con un tocco comunque leggero, costruisce storia e personaggi donando loro spessore. E viscere. (da Cinezoom)

lunedì 9 aprile 2012

AMORE CRIMINALE





Ogni uomo uccide ciò che egli ama

Eppure ogni uomo uccide ciò che egli ama ,
e tutti lo sappiamo:
gli uni uccidono con uno sguardo di odio,
gli altri con delle parole carezzevoli,
il vigliacco con un bacio,
l'eroe con una spada!

Gli uni uccidono il loro amore, quando sono ancora giovani,
gli altri quando sono gia vecchi,
certuni lo strangolano con le mani del desiderio,
certi altri con le mani dell'oro,
i migliori si servono d'un coltello, affinchè
i cadaveri più presto si gelino.

Si ama eccessivamente o troppo poco,
l'amore si vende o si compra,
talvolta si compie il delitto con infinite lacrime,
tal'altra senza un sospiro,
perchè ognuno di noi uccide ciò che ama
eppure non è costretto a morirne.

da "The Ballad Of Reading Gaol"
di Oscar Wilde

Colonna sonora del film del film "Querelle" (1982) di Werner Fassbinder